Chiunque ha sentito parlare di filler, acido ialuronico e botox, utilizzati per ottenere un aspetto più giovane riempiendo o distendendo alcuni punti strategici del viso.
Ma l’invecchiamento è un processo che impatta sull’aspetto di tutta la pelle, che perde tono, elasticità e luminosità. Per far fronte a queste problematiche e restituire un aspetto più giovane a tutto il viso ed al collo ci viene in aiuto la biologia, nello specifico con la rivitalizzazione autologa.
Per capire di cosa si tratta esattamente ne parliamo con la Dott.ssa Jlenia Lonigro, Medico chirurgo specializzata in chirurgia estetica, che opera come chirurgo plastico al Policlinico San Marco di Bergamo e come medico estetico presso Corpore Sano Smart Clinic.
Cos’è la rivitalizzazione
La rivitalizzazione è un procedimento di medicina estetica che va ad iniettare, tramite aghi sottilissimi, sostanze che vanno a riattivare le funzioni della pelle. La rivitalizzazione può essere di tipo eterologo o autologo. Nel primo caso si effettua utilizzando dei composti multivitaminici biocompatibili (ad esempio l’acido ialuronico). In quella autologa invece si utilizzano dei fattori biologici che provengono dal nostro corpo, in questo caso i fattori di crescita, proteine capaci di stimolare la proliferazione e il differenziamento cellulare.
Entrambi hanno l’obiettivo di migliorare l’aspetto della cute, in modo particolare del derma, che è l’impalcatura della nostra pelle. I risultati delle due tecniche non sono però equiparabili. Mentre con l’eterologa il risultato è più blando, lavorando con l’autologa e quindi con i fattori di crescita (che si possono considerare le sorelle minori delle cellule staminali) si vanno a stimolare i fibroblasti, che sono le sono le cellule responsabili della produzione di collagene e fibre elastiche della pelle.
Come si produce il PRP
Quando si parla di rivitalizzazione autologa si parla di PRP: Plasma Ricco di Piastrine.
Questa procedura utilizza ciò che fornisce il nostro corpo, ovvero i fattori di crescita situati all’interno delle piastrine. Per estrarre queste preziose sostanze si effettua un prelievo ematico dal paziente per cui è prevista la successiva applicazione, dopo di che il sangue viene centrifugato per separare il PRP dagli altri elementi. Ciò che si ottiene è una sostanza in cui la percentuale di piastrine è elevatissima (95%).
Come si effettua il trattamento
Il paziente viene preparato applicando anestesia locale e ghiaccio. Questo perché, sebbene si utilizzino degli aghi sottilissimi, il PH del plasma è acido quindi si avverte un po’ di bruciore. Le iniezioni sono molteplici e sono intradermiche, si avanza lentamente fino a coprire tutto il viso ed il collo.
La durata totale del trattamento è di circa 50 minuti tra prelievo, centrifuga, anestetico e iniezioni. Il tutto in un’unica seduta. Le iniezioni lasciano un po’ di rossore che scompare entro un’ora.
Quante sedute occorrono
Naturalmente ogni paziente va studiato caso per caso. In linea di massima se ancora giovane e con una bella pelle è sufficiente un trattamento all’anno fare prevenzione e migliorare la texture. Lo stesso discorso per prepararsi all’esposizione solare, per le pelli sensibili che tendono a scottarsi, per chi non ha l’accortezza di utilizzare la protezione solare o in vista dell’inverno per proteggere i tessuti dai danni delle basse temperature.
Se invece la pelle è danneggiata, senescente, con i pori dilatati, con cicatrici da acne e micro-rughe, un trattamento non è sufficiente e bisogna proporre un protocollo di tre sedute da effettuare una al mese.
Cosa aspettarsi dal trattamento
Partiamo da un presupposto: il PRP non toglie le rughe, cosa che chiedono spesso le pazienti, non è un filler o un riempitivo.
La rivitalizzazione autologa riattiva i fibroblasti dormienti, facendo riparte la produzione di collagene e fibre elastiche. Ciò significa migliorare tutta la texture cutanea (utile quindi nei casi di lassità dei tessuti, pelle incartapecorita per eccessiva esposizione solare o discromie cutanee). Ciò che si ottiene è una pelle più compatta, tonica e quindi più giovane.
PRP e calvizie
Il PRP viene utilizzato anche per contrastare la caduta dei capelli, ad esempio nei casi di alopecia androgenetica. Quando c’è una condizione ormonale che porta ad un diradamento, ma in cui sono ancora presenti i bulbi piliferi – seppur sofferenti – il PRP può migliorare la qualità di questi bulbi e dei capelli futuri.
Chi può sottoporsi alla rivitalizzazione autologa
E’ un trattamento che può fare chiunque a meno che non sussistano delle patologie ematiche.
Una cosa importantissima che occorre fare è valutare la quantità di fattori di crescita che vengono realmente iniettati. Per questo è fondamentale rivolgersi ad un centro serio che effettui uno screening preventivo o che quanto meno chieda al paziente di portare gli esiti di un esame del sangue recente, contenente la conta piastrinica.
A Bergamo, presso il centro Pilota di Regione Lombardia, si effettua un esame ematico prima del trattamento in cui si valuta anche la quantità delle piastrine e quindi di fattori di crescita iniettati per centimetro quadrato.
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