La chirurgia estetica continua a correre, e il suo fatturato nel 2017 ha superato quota 8,5 miliardi di euro, solo per materiali e sostanze chimiche utilizzate nelle varie tecniche. E, si intende, il merito non è solamente la disponibilità di metodologie sempre più innovative e meno invasive, e nemmeno della variata concezione della chirurgia estetica, “sdoganata” da anni, in maniera trasversale, tra uomini e donne.
La determinante di un simile boom di operazioni è anche da ricercarsi nella loro accresciuta eterogeneità. Di fianco a tecniche come la rimozione di grasso indesiderato da glutei e pancia, mastoplastica e rinoplastica, sono infatti sempre più frequenti i ricorsi a ritocchini più o meno evidenti alle parti intime. Come, per esempio, la labioplastica. Una tecnica che serve a correggere le asimmetrie o l’eccesso di pelle nelle piccole labbra della vagina, e che dal 2015 ad oggi è cresciuta del 45%
Stando a quanto conferma il presidente dell’International Society of Aesthetic Plastic Surgery (ISAPS), Renato Saltz, la labioplastica è “la nuova tendenza e la procedura a più rapida crescita”. Tutto lascia presagire che la diffusione di questa operazione incrementerà anche nel corso del 2018. Peraltro, il tutto mentre – di contro – cala in misura vistosa la principale tecnica di chirurgia estetica alle parti intime maschili. L’ingrossamento del pene ha perso il 28% di domande nell’ultimo anno, confermandosi pertanto come un ricorso sempre meno frequente.
Infine, dal recente Congresso dell’IMCAS, l’assemblea annuale dei chirurghi e dermatologi estetici, conclusosi a Parigi, è altresì emerso come l’Italia sia la quarta nazione al mondo per numero di interventi. Dietro a Stati Uniti, Brasile e Giappone, e davanti al Messico. In questi cinque Paesi nel 2017 sono stati il palcoscenico del 41,4% di tutti gli interventi chirurgici estetici a livello mondiale.
Partecipa alla discussione